Studio, disciplina, teorie, questo è tutto quello che racchiude l’arte di Nino Prestia. Un vorticoso rincorrersi attraverso la pittura, noi lo abbiamo intervistato per voi, tra presente e passato ci ha raccontato il suo mondo artistico.
 
Quando e come ti avvicini all’arte?
Fin dalla scuola media passavo il tempo libero con i pastelli in mano grazie anche agli insegnamenti di Liliana Cano, mia insegnante di disegno. Tale passione è continuata anche negli anni delle superiori, pur seguendo gli studi classici.
Autodidatta, affascinato dall’arte degli impressionisti francesi, segui però fin da subito un tuo percorso molto personale, che poi si evolverà nel tempo.
Da autodidatta ho cominciato copiando, sicuramente male, gli impressionisti ed i post-impressionisti, “litigando” con le varie tecniche pittoriche al fine di acquisire la manualità necessaria per riuscire ad esprimere ciò che avevo in mente.
Fin da giovanissimo (mi riferisco al tuo periodo cagliaritano), risulti schivo ad apparire e molto riservato; diciamo che ti si vede poco nel mondo dell’arte locale. Come mai questa scelta?
È vero. Il fatto è che da autodidatta, soprattutto all’inizio, si ha un certo timore nel far vedere i propri lavori a pittori “professionisti”, anche perché la maggior parte di loro guarda con una certa diffidenza chi non ha seguito studi artistici. Devo però riconoscere che durante gli anni degli studi universitari, frequentando le gallerie cagliaritane, ho conosciuto diversi maestri come Foiso Fois, Mario Brenci, Pinuccio Sciola che sono stati prodighi di consigli verso il loro studente di matematica-pittore spronandomi a continuare a dipingere e ad esporre i miei lavori di quegli anni. La mia ritrosia nell’esporre nasce anche dal fatto che, quando decido di farlo e devo scegliere i lavori, divento estremamente critico e mi viene da pensare che ogni pezzo “poteva venire meglio”.
Laureato in matematica e docente, quanto hanno influito i tuoi studi nel tuo modo di dipingere e di elaborare i tuoi lavori?
Lo studio di una disciplina scientifica come la matematica ha sicuramente influenzato la mia pittura, così come la geometria è stata fondamentale per lo studio della prospettiva. La matematica moderna e la teoria dei frattali direi che mi hanno aperto un mondo completamente nuovo dal quale ho preso spunto per fare della ricerca sfruttando le conoscenze acquisite. Le strutture elementari che costituiscono il tutto sono “matematica” e, pur nella loro scientificità, presentano una bellezza straordinaria. La struttura del caso è allo stesso tempo solida ed evanescente, è libertà che circola nell’Universo.
Osservi molto ciò che ti circonda e lo riproduci con i tuoi canoni sui tuoi lavori. Leggendo un’intervista di Augusto Oppo mi ha colpito il tuo studio sulle muffe; mi racconti nei particolari questo tuo modo di voler ricostruire la natura e dargli nuova vita?
Prima di rispondere alla domanda mi fa piacere che tu abbia nominato Augusto Oppo che secondo me non ha avuto, in loco, né in vita né dopo il giusto riconoscimento per la sua opera di pittore. Tornando allo studio delle muffe, diciamo che anche l’infinitesimo matematico esiste in natura: i licheni che crescono sulle rocce, i muschi che crescono sui tronchi degli alberi o su certi muri antichi, se guardati al microscopio, rivelano una struttura matematica in cui la sezione aurea è la struttura portante. Generalmente parto da piccoli nuclei di colore che faccio cadere sulla carta controllando la loro posizione; intorno a questi nuclei aggrego dei micro segni che si espandono, densi o rarefatti, aperti o chiusi; utilizzo dei pennelli molto sottili, quelli per le scritture calligrafiche orientali o anche i calami per la scrittura araba. Per ogni quadro devo “entrare nel ritmo” della composizione; sapessi quanti ne ho distrutti perché finito il pezzo non mi convinceva il ritmo!
Il tempo e lo spazio applicati nella pittura: mi daresti una tua definizione personale di questo concetto?
Sicuramente lo spazio è quello della tela o del foglio che hai davanti quando decidi di cominciare una nuova opera e che sembra che ti sfidino a riempirlo. Il tempo è altrettanto importante perché, a volte, tra il pensiero di ciò che vorresti fare e la sua realizzazione intercorrono dei tempi di ripensamento, di correzione dell’idea originale e poi, finalmente, si passa alla realizzazione con pennello e colore che, anche se ancora non sono sul supporto, li vedi già come se ci fossero sempre stati.
Hai un artista di riferimento (contemporaneo o meno) che ha influenzato il tuo modo di dipingere?
Ho sempre guardato ad ogni pittore sia del passato che del presente, compresi quelli che ho conosciuto personalmente, come influenti nel mio modo di dipingere perché da ognuno di loro una pennellata, magari un piccolo particolare di un quadro, può far scaturire un’idea che poi realizzo e che può sembrare non aver nessun riferimento con l’opera di partenza. Comunque penso che l’artista di riferimento principale, per quel che mi riguarda, sia la Natura in tutte le sue forme. Credo che ogni pittore la veda e la rappresenti come meglio sente.
Se potessimo tornare indietro con una macchina del tempo, Nino Prestia cosa avrebbe scelto di fare del suo percorso di vita?
Forse farei le stesse cose. Non riesco a pensare ai soggetti che dipingo senza il substrato matematico; d’altra parte esiste tanta letteratura sul legame tra matematica e arte, non solo con la pittura. Nello specifico, come pittore, potendo tornare indietro proverei a essere meno “orso” e più pubblico, ma arrivato alla mia età riesce difficile pensarmi diverso.
Pablo Picasso diceva: «L’arte astratta non esiste. Devi sempre cominciare con qualcosa. Dopo puoi rimuovere tutte le tracce della realtà». Prendo in prestito questa frase perché una volta hai raccontato di iniziare i tuoi lavori partendo da piccoli nuclei di colore per poi definire il tutto, ma sempre con un’idea di base.
Qualunque cosa che osservo può essere l’idea di base per fare una nuova opera, dipende da come si guarda quello che ti circonda; io tendo a vederlo in termini macroscopici partendo da piccoli particolari che poi ingrandisco fino a farli diventare delle cose autonome rispetto alla visione di partenza.
Progetti presenti e futuri nel tuo percorso in costante ricerca ed evoluzione?
Dipingere, continuare nella ricerca di nuove cose, guardare opere di altri pittori anche se praticano diversi tipi di ricerca, confrontarsi e poi rielaborare mentalmente per lavorare. Mi piacerebbe usare altre tecniche ed altri supporti, ma è tutto nella mia testa: sta maturando.
Uomo di cultura, matematico, pittore, chi è in realtà Nino Prestia?
Bella domanda! Credo di essere innanzitutto un eterno curioso che applica sempre un principio: ricordarmi di essere stato studente e continuare ad essere sempre uno studente. Più invecchio e più mi rendo conto delle cose che non so.
di Benito Olmeo
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