Gigliola-Lai

Gigliola Lai vive e lavora a Sassari dove si è diplomata nel 1997 all’accademia delle belle arti. Nel 2004 consegue la laurea in Scienze dell’educazione. Nel 2010 frequenta il master in Graphics e Web Design. Nel 2009 fonda insieme a Paola Puccini il gruppo artistico Gipa. Tra le sue mostre più rappresentative citiamo: Riflessioni in oro (2007) Psicosi della contemporaneità (2010) Corpi senza riflettori (2010) The gaze denied (2011) History of violence (2012) Il doppio nell’altro (2012)

Se potessimo mappare il ricordo, con tutta probabilità partiremmo dal corpo. L’approccio corporeo all’altro è quanto di più vitale possa rimanere impresso nell’incontro tra esseri umani: consistenze, colori, dettagli, pieghe, piccole imperfezioni che compongono e scompongono l’immagine individuale nella sua rappresentazione all’interno della memoria dell’altro.

Corpo-busto

Gigliola Lai, nel dispiegarsi del proprio cammino artistico, ci appare maestra nell’evocazione delle forme corporee rendendole disgiunte ma intrinsecamente collegate le une alle altre, in un mosaico che prende forma opera dopo opera. Fotografa fin da bambina e pittrice col passare del tempo, Gigliola Lai si riscopre perennemente sguardo e ci propone una costante ricerca di fusione nella dualità.

«Se i miei lavori pittorici si concentravano fino a quel momento sull’utilizzo del rosso e della foglia oro, in Accademia invece ho iniziato il lavoro fotografico sul corpo – racconta l’artista – per molti anni ho fotografato delle statue. Prima solo dei dettagli del corpo poi mi sono dedicata ai volti. In seguito sono passata alla fotografia del corpo umano. Io sono una gemella e credo che in qualche modo il tema del doppio non possa che appartenermi naturalmente.»

Gigliola-Lai

E i colori esprimono fin dal primo sguardo una forma di dualismo che non solo si percepisce nella singola opera ma che si ritrova nell’intero lavoro di Lai. I rossi accesi che sembrano quasi sciogliersi nell’oro appaiono ipnotici; il candore esasperato del bianco che fa emergere il grigio cangiante delle pupille rende gli sguardi dei volti rappresentati talmente vivi da risultare insopportabili; le ombre sfocate in un movimento danzante mostrano corpi delineati come in sogno.

Vita e morte si compenetrano nell’opera di Gigliola Lai, si rincorrono e si onorano vicendevolmente nella ricerca di un equilibrio che restituisca pari dignità e valore ad entrambe. Le forme dei corpi di Lai emergono dall’oscurità e si offrono sacrificali alla luce, mostrando la verità dello sguardo dell’artista rivolto sull’altro e quindi su se stessa. Si fatica a prendere distanza da questo tipo di opera. La cadenza di tutti gli elementi della composizione crea un ritmo visivo ed emozionale che, come in una musica, è capace di infinite successioni armoniche.

Gigliola-Lai

Il simulacro che da semplice parvenza si mostra carne è sconvolgente, così come rapisce la capacità del processo inverso. Ma non c’è mai paura. Semmai dolcezza, cura, dedizione, premura, una ferita che cerca la propria cicatrice. Come ha avuto modo di spiegare in modo esaustivo Gavina Cherchi in occasione della mostra “Il doppio nell’altro” del 2012 «l’apparizione del Doppio non è un’allucinazione perturbante carica di insidie ma una poetica visione che rovescia il mito di Narciso e la sua sorte

La nuova ricerca di Lai sul volto mostra il superamento di quella sorta di umano pudore nel preservare dei tratti che non sono appartenuti per destino solo a lei stessa. In una individualità raddoppiata, separare ciò che non può essere divisibile è un atto violentissimo ma la grazia sofferente nella ricerca di un equilibrio singolo attraverso la riunificazione nell’immagine, porta a risultati di ineluttabile bellezza.

Gigliola-Lai-Fotografia

di Francesca Arca

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