Anche a Sassari le condizioni delle cosiddette “Case di Tolleranza” erano pressoché identiche alle altre settecento che si trovavano sparse per tutta Italia: tariffario in bella vista, ingresso al piano terra e tariffe in base alla categoria delle case. Ecco la testimonianza  di T.S. che, seppur non volendo svelare pubblicamente il proprio nome, ci ha dato uno spaccato di un’epoca dimenticata.

casaditolleranza

Avevo 11 anni e ricordo bene il funerale fatto dai goliardi sassaresi, con tanto di corona di fiori lasciata sulla porta della casa di Via Esperson, quando vennero chiuse le case di tolleranza! Le case ufficiali a Sassari erano tre: “Maria Diana”, prima categoria in Via Esperson, frequentata perlopiù da borghesi e signorotti della citta; “Bonfigli”, seconda categoria in Via Scala Mala, per ceti medi impiegatizi – prendo in prestito il termine da E. Berlinguer; e “Aurora”, terza categoria in Via dei Corsi, frequentato da militari di leva e da tanti giovani squattrinati della città e dei paesi limitrofi. Ricordo che la casa “Aurora” si spostò in seguito nella parte alta di Via Grazia Deledda, quasi all’altezza di San Francesco. La maitresse della casa di “Maria Diana” era una certa signora Tina. Quando avveniva il cambio delle donne, era sua usanza portarle in carrozza in bella vista come vetrina, passando nelle vicinanze dei bar frequentati dai vitelloni sassaresi, come “la gabbia”, il “Cafè Roma” e “Rau”. Le donne in genere per attirare i giovanotti si presentavano con trucco pesante e gonne molto attillate per evidenziarne le forme. Era consuetudine in quel periodo, al compimento del diciottesimo anno di età dei giovanotti, portarli a fare un giro nelle tre case sopracitate, accompagnati al seguito da padre o fratelli, per una sorta di battesimo della non più verginità. Queste erano le case ufficiali ma oltre queste in Via Ghera ne era presente una non ufficiale, ma tollerata, dove risiedevano Giovanna detta “la Giavesa” e Anna detta “l’Agaresa”. In un libro di Eliseo Sirigu si racconta che le due venissero tollerate dalla questura perché probabilmente erano d’aiuto alla polizia per dritte sullo sfruttamento alla prostituzione. Un episodio che ricordo con piacere riguardava un mio collega di lavoro che durante una discussione disse: «Quando feci l’esame di terza elementare mi rimandarono a Settembre. Alle medie… stessa minestra! Alle superiori dovetti ripetere tutte le materie e per giunta come se non bastasse quando compii i miei 18 anni, il 21 Settembre del 1958, ci fu anche la chiusura totale delle Case di Tolleranza!» Scatenò una risata generale e fu apostrofato da quel giorno come lo sfigato di turno.

di Tore Sanna
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