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di Francesca Arca

Il binomio tra Sassari e moda non è nuovo. Ben lo sa Franco Allentini che sull’arte della sartoria ha costruito il proprio talento fino a diventare un apprezzato stilista ed uno stimato maestro. Sempre attento alle nuove tendenze e alle implicazioni sociali che la moda porta con sé, Allentini non dimentica la storia ma la rende base solida dalla quale partire. Reduce da un Seminario sulla Storia del Costume e della Moda, ha avuto modo di raccontarci le vicende affascinanti degli uomini e delle aziende che hanno creato e portato avanti la sartoria sassarese.

Ci si immagina che la moda sia circoscritta alle ultime tendenze. Quanto è importante la storia in questo campo?

La moda non può che essere storia. Già il termine stesso che deriva dal latino “modus”, nel senso di modo o maniera di fare o di vestire, implica un comportamento collettivo che attiene ad ogni essere vivente fin da quando ci si vestiva di pelli. La moda nasce con l’uomo e non può che essere parte integrante della storia di tutti noi. Per ciò che riguarda me ancora di più. Sono molto legato alla mia città. Ho iniziato a lavorare a soli 15 anni nella sartoria di Uomo Vogue a Sassari. Ero solo un garzone all’epoca, ma ero un grande appassionato di sartoria. La mia voglia di apprendere le basi di questa vera e propria arte e perfezionarne lo studio è nata così. Mi è sembrato logico quindi, non appena mi è stato possibile, documentarmi su coloro che hanno dato lustro a Sassari in questo campo.

Sassari e la sartoria. È un amore antico?

Per rispondere basterebbe pensare al Gremio dei Sarti. Solo questo ci fa capire quanto il nobile mestiere del sarto sia sentito e amato nella nostra città. Il Gremio si costituì nel 1500. Ha dunque una storia antichissima. I migliori “drapperi” venivano addirittura premiati dal Gremio che finanziava per loro dei corsi di formazione. Alcuni ricordano ancora che la bottega del primo presidente del Gremio era situata in via Maddalena probabilmente nel 1700, ma è storia antica che si perde ormai nei racconti. All’epoca l’arte dei “sartori” sassaresi era divisa in due categorie: Arte Grossa e Arte Gentile. I sarti dell’Arte Grossa lavoravano sulle vesti tipiche sarde – i gabbani, i borsacchini, i giubbetti – tutte cose che ancora adesso le nostre nonne portano avanti con grande maestria. Invece coloro che seguivano l’Arte Gentile si affacciavano già alla moda francese lanciata da Maria Antonietta. Più tardi, nella seconda metà del 1800, anche Sassari vide l’affermarsi della scuola sartoriale di tipo inglese.

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Foto: Marras©

Chi può essere considerato il primo imprenditore che decise di puntare sulla moda a Sassari?

Sicuramente il capostipite è stato Giovanni Ferrucci. Scappò dal Veneto a soli 26 anni perché era perseguitato dagli austriaci e venne qui a Sassari dove conobbe e sposò una signorina appartenente ad un’altra famiglia forestiera ma sassarese d’adozione: gli Andry. Aprì il suo primo negozio in Via Lamarmora per poi ampliarsi e trasferirsi nella più centrale Piazza Azuni. La famiglia Ferrucci divenne ben presto un punto di riferimento per le signore che percorrevano il Corso con gli abiti dai tagli moderni e i tessuti pregiati. Quando si rese conto che gli affari andavano bene e capì in modo lungimirante che ci sarebbero stati ampi margini di miglioramento, decise di contattare il suo grande amico e concittadino Angelo Tomé. La storia di Ferrucci è molto affascinante. Fu un soldato, un Garibaldino e per questo venne giustamente ammirato. Ma le vicende di questa famiglia non si intrecciarono solo con la moda ma anche con lo sport. Fu infatti uno dei figli di Giovanni Ferrucci, Francesco, che fondò la “Torres” nel 1903, impegnandosi soprattutto nella parte relativa alla podistica.

Hai citato Angelo Tomé, altro nome storico della sartoria cittadina. Ce ne parli?

Anche Tomé era originario del Veneto. Era nato infatti a San Vito in Tagliamento. Arrivò a Sassari nella seconda metà del 1800 aprendo un rinomato negozio in Piazza Azuni nel 1881. L’insegna recitava “ Grandi Magazzini Angelo Tomé”. Questo importante sarto e imprenditore fu famoso anche per la sua capacità dal punto di vista della comunicazione. Riusciva sempre a far parlare di sé e i suoi affari lo resero ben presto un nome di grande prestigio nel suo ambito. Sassari amava i suoi abiti e il suo nome è ancora adesso indissolubilmente legato al mondo della sartoria.

Ci puoi fare altri esempi?

Sono tanti i nomi che si potrebbero fare: Nicola Magliona, Comingio Faggiani, Amerigo D’Orsi, Carmine Carboni, Pino Moretti, Angelo Caterini, Stefano Palmas, Fernando Pinna, Giuseppe Melis, Antonio Nieddu… potrei citarne davvero tantissimi perché ognuno di loro ha dato un contributo importante alla sartoria della nostra città, rendendo Sassari più elegante e dando la possibilità a tanti di imparare un’arte antica che ha sempre dato lustro e lavoro al nostro territorio. Mi viene da pensare in particolar modo a Tarcisio Biasizzo che era stato “tagliatore” nella Scuola Militare di Parigi, città nella quale era emigrato. Venne a Sassari negli anni ‘30 e aprì un negozio in Via Cagliari. Era una sartoria ma anche berrettificio, si cucivano inoltre divise per varie attività: dai bidelli, alle vecchie Strade Ferrate Sarde fino a quelle per la ditta Pani. Nella sartoria lavoravano sei sartine e una ventina tra “pantalonaie” e “giacchettaie”. Alla fine degli anni ‘50 prestò anche la sua opera per il film “Proibito”con Mel Ferrer e Amedeo Nazzari che fu girato proprio nei paesi intorno a Sassari. Alla fine degli anni ‘60 trasferì l’attività da Via Cagliari in Viale Umberto. Fu un gran lavoratore, non abbandonò mai la macchina da cucire fino alla sua morte.

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Come è cambiata la moda adesso?

Cambiano i tempi, i colori, i modelli, ma non cambia mai la voglia delle persone di sentirsi a proprio agio indossando un abito. Insegnando sartoria so dirti per certo che cucire è prima di tutto un atto terapeutico. Vedere una creazione prendere vita, studiare con impegno e indossare il risultato del proprio sforzo è qualcosa di catartico. Fa sentire bene. La moda è fatta di persone vere, di sacrifici e di studio continuo ma ogni minuto è ripagato da tanta bellezza. Lo vedo ogni giorno dalle mie allieve.

Hai in progetto qualcosa di nuovo?

Sicuramente continuerò a insegnare collaborando come referente per il nord Sardegna dell’Istituto Professionale SITAM ma ho in previsione il lancio di un nuovo marchio al quale sto lavorando da tempo. Il mio obiettivo è quello di ripartire appunto dalla storia, quando c’era la possibilità di avere una qualità sartoriale ma senza per questo dover spendere patrimoni interi. In questi tempi di crisi economica la moda dovrebbe fare proprio questo: dare la possibilità a tutti di potersi vestire con qualità. Si può riuscire a ripartire proprio da qui. La qualità e la bellezza devono essere alla portata di ognuno di noi. Lo sapevano i nostri nonni che sono riusciti a lasciare davvero un’impronta.

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3 commenti su “FRANCO ALLENTINI E LE ANTICHE SARTORIE SASSARESI

  1. Io vorrei ricordare la sartoria Branda che verso gli anni quaranta era sita in Piazza Castello (dove ora sorge il grattacielo vecchio) e la cui proprietaria era Lucia Branda che gestiva l’atelier con l’ausilio di varie aiutanti e i cui abiti erano apprezzati anche dalla buona borghesia sassarese.

  2. Interessante lettura e riscoperta di un mondo scomparso e grandi nomi di “trapperi” che meritano di essere ricordati oltre a tanti altri che non sono stati citati. Grazie…

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