di Francesca Arca

“Nemo propheta in patria” recita un antico detto latino, a significare la condizione comune a coloro ai quali non è riconosciuta la meritata soddisfazione, proprio in quegli ambiti nei quali ci si aspetterebbe più supporto. Capita infatti che i giusti meriti arrivino spesso lontani dalla propria casa e in alcuni casi anche a distanza di molto tempo. È quello che è accaduto ad Efisio Marini, grande scienziato isolano, del quale solo in tempi recenti si è ripreso a parlare, riscoprendone la personalità geniale e la capacità di precorrere i tempi. Figlio di una famiglia di commercianti, nacque nella prima metà del 1800 in una Cagliari molto diversa da quella che ben conosciamo ora. Grazie alle possibilità economiche familiari potè trasferirsi a Pisa dove conseguì la laurea in Medicina e in Scienze Naturali. Rientrato in Sardegna si guadagnò un incarico di prestigio al Museo di Storia Naturale di Cagliari, lavoro che però non gli impedì di continuare parallelamente i propri studi scientifici: si dedicò alle sperimentazioni sulle varie tecniche di mummificazione elaborando un modo peculiare di conservazione dei corpi umani. Creò infatti un metodo all’avanguardia, ancora adesso non del tutto chiaro, in grado di dare alle parti anatomiche una consistenza simile alla pietra. Riuscì inoltre ad invertire questo processo di “pietrificazione”, restituendo così al corpo anche il colore e la materialità originaria. Una scoperta certamente importante che però si legò così saldamente al proprio inventore, da permearlo di un alone di tragicità che non lo abbandonò più per il resto della sua esistenza. Oggetto di motteggi sarcastici, di una malcelata derisione e di una sorta di timore superstizioso legato alla natura degli esperimenti che portava avanti, Efisio Marini – non certo con animo sereno – si vide costretto ad abbandonare la città natale per cercare altrove la fortuna e il riconoscimento che era convinto di potersi, a buon diritto, guadagnare.

Si trasferì dunque a Napoli dove continuò gli esperimenti che iniziarono a suscitare una vasta eco, sia in ambito accademico che tra la gente comune, tanto che la sua fama si diffuse velocemente in tutta Europa. Oggetto di articoli per le più importanti riviste internazionali, nel 1867 Marini venne formalmente invitato all’Esposizione Universale di Parigi dove ricevette la Legion d’Onore da Napoleone III grazie ad un suo esperimento che lo vide pietrificare una mummia egiziana per poi invertire il processo e riportarla alla consistenza originaria. Lo scienziato, che si racconta fosse un personaggio piuttosto schivo e ossessionato dall’idea che la sua scoperta potesse essere trafugata, non rivelò mai il segreto del metodo di pietrificazione ma continuò per tutta la vita a portare avanti gli esperimenti. Si mosse per l’Europa suscitando profonda curiosità, esponendo i suoi lavori nelle maggiori capitali e “pietrificando” anche le spoglie di alcuni personaggi celebri. La sua tecnica era talmente efficace che riuscì addirittura a pietrificare non solo parti anatomiche e organi interni ma anche lo stesso sangue. Applicò ad esempio il suo procedimento segreto al sangue di Giuseppe Garibaldi, raccolto sull’Aspromonte, che regalò – facendone un ciondolo – proprio al grande condottiero. Ma nonostante la fama e i numerosi successi ottenuti, Efisio Marini non trovò mai la serenità e la soddisfazione che che aveva sempre ricercato. Morì a Napoli nel settembre del 1900, quasi in povertà, dopo aver speso le sue sostanze per continuare gli studi sulla pietrificazione, col terrore di vedersi spogliato del segreto della sua scoperta e tra le reliquie che continuava a pietrificare. La vita di questo scienziato, così sfortunato e geniale, sembra essere stata creata dalla penna di un romanziere o dalla mente di uno sceneggiatore, considerato quanto questo personaggio sia involontariamente riuscito ad incarnare le caratteristiche proprie del drammatico eroe di un film di successo.

Lo scrittore Giorgio Todde – uno dei massimi esponenti della cosiddetta nouvelle vague sarda – lo rende infatti protagonista di una serie di romanzi che contribuiscono certamente a riportare Marini all’attenzione della contemporaneità. Nel 2004 uno splendido fumetto sulla vita dello scienziato, con la sceneggiatura di Corrado Zedda e Luigi Serra, viene inserito nel catalogo della mostra a lui dedicata “Efisio Marini – Il pietrificatore”, promossa dal Comune di Cagliari. È certamente doveroso ricordare questa personalità così tragica e controversa che forse, in vita, avrebbe meritato più considerazione da parte della sua terra natale. Sassari conserva comunque uno dei suoi lavori – la mano pietrificata di una giovinetta – presso la Collezione Anatomica nel Dipartimento di Scienze Biomediche dell’Università, regalata alla città dallo stesso Marini nel 1876, come ringraziamento per una medaglia d’oro che gli era stata assegnata nello stesso anno, uno dei pochissimi attestati di stima che arrivò dalla sua isola.

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