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di Daniele Dettori

Come i grandi dell’economia sassarese decisero di fondare lo storico Club

Amedeo Chessa è perito ed esperto del tribunale di Sassari in materia di antiquariato, preziosi e opere d’arte. Molto conosciuto a Sassari e non solo, tra le diverse attività nel corso della carriera ha inventariato e valutato il patrimonio artistico di importanti enti pubblici e privati.

Ma il suo curriculum contiene anche un’altra referenza, forse meno nota al grande pubblico: è lui il fondatore dello storico Club dei 40, un circolo esclusivo che ha raccolto al suo tavolo i più grandi imprenditori del sassarese e che, in circa venticinque anni di attività, ha visto cambiare il volto della città (non sempre secondo i progetti sperati).

Come è nato il Club dei 40?

Parliamo di circa un quarto di secolo fa. Organizzammo una gita in Germania per visitare quelli che erano i centri commerciali lì già esistenti e che in Italia stavano nascendo, Sassari compresa, la quale si può dire che sia poi diventata maestra in questo senso. La gita era stata organizzata dalla Camera di Commercio insieme alla Confcommercio. Il Presidente della Camera di Commercio, allora, era Lorenzo Idda.
Il viaggio durò una decina di giorni, durante i quali girammo tutte le città tedesche più importanti e visitammo, appunto, tutti i centri commerciali. Si tenga presente che il gruppo dei partecipanti era costituito dai più noti, dai più importanti, dai principali imprenditori della città di Sassari. Ve ne erano anche due di Alghero e uno di Tempio. Si parla di un gruppo di quaranta persone. Tra i nomi dei sassaresi più conosciuti possiamo citare per esempio i Bonino, i Taula, i Testoni. Io rappresentavo per la mia azienda, Michelangelo 2, negozi di antiquariato che avevo qua in Sardegna e in Valle d’Aosta. I punti vendita erano in via Cavour, via Roma, presso il centro commerciale La Piazzetta, poi a Tempio Pausania, Santa Teresa Gallura stagionale e in Valle d’Aosta, proprio nella città di Aosta, in piazza. Queste attività trattavano di antiquariato, tappeti persiani e gioielli d’epoca. Devo dire che, tra i vari imprenditori partecipanti al viaggio, il mio era in assoluto il volume d’affari più piccolo. Rientrati dalla Germania pensai di organizzare una cena tipica sassarese con tutti i partecipanti alla gita, che mi faceva piacere ritrovare, nella mia campagna di Santa Vittoria, dopo Osilo. Finita la cena, Lorenzo Idda disse: «Perché non organizziamo un Club? E tu fai il Presidente, visto che sei un organizzatore». Nacque così il Club dei 40. Non dei quaranta ladroni, come all’inizio ci apostrofavano scherzando (ride, ndr) ma dei commercianti e imprenditori della città. Abbiamo redatto uno statuto, siamo stati dal notaio, insomma siamo in regola in tutti i sensi.

Quali obiettivi vi siete posti come Club?

Il Club è nato come un sodalizio di amici con lo scopo di fare e di intraprendere varie attività commerciali. Parallelamente sono nate anche alcune società sempre per lo sviluppo di attività commerciali. Per esempio, all’interno del centro La Piazzetta io stesso avevo, insieme ad altri tre o quattro soci, alcune attività. Oltre a un mio punto vendita c’erano una camiceria, una lavasecco e un bar. I soci facevano parte del Club. Poi era nata una grossa società alla quale ho partecipato, nella fase iniziale, relativamente allo studio di fattibilità del progetto, ma poi mi sono ritirato per motivi personali. Questa società ha portato McDonald’s in Sardegna. Tutt’ora uno dei soci del Club è gestore di alcuni punti vendita. Ecco, lo scopo del Club era questo: fare impresa insieme, sulla base di rapporti di grande amicizia. Sai, si dice che per conoscere sinceramente una persona il modo più veloce sia quello di starci in barca per due o tre giorni, perché lì non si scappa. E durante un viaggio di piacere, a mio avviso, si conoscono molto bene le persone con cui si gode la vacanza. Quel viaggio in Germania è stato molto utile perché ne è conseguito un bellissimo rapporto di amicizia e di affetto.

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Gli obiettivi del Club e dei soci sono cambiati negli anni?

primi anni il Club aveva una ragione imprenditoriale di esistere, e ne era la ragione primaria, sempre sulla base di rapporti amichevoli. Poi, successivamente, la crisi e l’evolvere della situazione hanno fatto sì che le priorità cambiassero. Inoltre, chi era sulla settantina allora è sulla novantina oggi, e quindi il tutto si è trasformato e non è più il discorso di un tempo. Anche per questo oggi i soci sono meno di trenta e, per la maggior parte, si porta avanti un discorso culturale nell’interesse della città con la partecipazione a eventi, opere e manifestazioni.

Vogliamo ricordare i Presidenti che, negli anni, hanno guidato il Club?

Certamente. Io sono stato il primo, sono rimasto in carica per dodici anni. Poi è subentrato quello che per tanto tempo è stato il segretario, e lui si inquieta quando lo ricordo! (Ride, ndr) Emilio Cabiddu. Ha superato i novanta da un po’ ed è veramente una persona egregia, nel significato proprio di ex grege, cioè fuori dal gregge, qualcuno che si distingue. Quindi è stata la volta di Giovanni Ledda, già dirigente regionale dell’INPS; ancora di Antonio Arcadu, dirigente anche lui ma presso l’Azienda Autonoma di Soggiorno e Turismo, e attualmente dell’avvocato Luigi Esposito.

C’è qualche iniziativa che il Club aveva in progetto ma, per vari motivi, non ha poi realizzato?

La domanda è molto interessante. Sì, in effetti stavamo portando avanti un discoro bellissimo per il trasferimento dei pullman dall’Emiciclo Garibaldi alla zona di Santa Maria ma poi non si è fatto niente. Gli ostacoli principali sono stati soprattutto di natura politica e, anzi, approfitto per dire che all’interno del Club ciascun socio ha sempre avuto le proprie idee però non si è mai fatta politica, questa è una cosa fondamentale. Ciò che si è fatto è sempre stato nell’interesse della città a prescindere da politiche, ideologie e interessi di partito. Dicevo che avevamo già attuato uno studio di fattibilità per trasferire i pullman e realizzare un bar, un ristorante, eventualmente un piccolo albergo e via dicendo. Un progetto, purtroppo, mai realizzato. Poi un’altra iniziativa, uno studio molto approfondito, riguardò la realizzazione di un parco acquatico nel comune di Sorso. Anche lì, con l’allora situazione politica locale non andammo a compimento del discorso.

Quali sono state le sedi del Club?

La prima sede fu nel quartiere di Cappuccini, era la sede di uno dei soci. In seguito venne trasferita, rimanendoci per diversi anni, presso il grattacielo vecchio in Piazza Castello. Era la sede di Emilio Cabiddu, che aveva l’esclusiva per le affissioni pubblicitarie nella città e nella provincia. Successivamente venne trasferita in via Amendola, di fronte al Multimaket, e attualmente è in viale Umberto 90, zona e palazzo e me molto cari perché lì è nata la mia galleria Michelangelo: ho iniziato la mia attività di gallerista (scherzando mi definisco “rigattiere di serie a”) proprio in viale Umberto 90.

Un pensiero personale sul Club e il suo futuro?

Credo che quanto ha sempre tenuto in piedi il Club sia stato il buon senso dei vari Presidenti che mi sono succeduti, perché senza quel rapporto di amicizia il Club sarebbe morto. Teniamo presente un altro fatto importante: credo sia l’unico Club di amici, di imprenditori in Sardegna, che esiste da circa venticinque anni. Uno dei più longevi senz’altro. Come tutte le cose che hanno una storia, però, è tempo di rinnovarsi. Questa è, oggi, la nuova grande sfida. Adesso è fondamentale acquistare giovani motivati e intraprendenti per portare avanti un discorso nuovo.

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