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di Francesco Zolo

Artista sardo, ha iniziato ad affacciarsi al mondo dell’arte fin da giovanissimo e così che, pur non avendo compiuto studi artistici classici, viene “rapito” dalla magia delle arti visive e prosegue a coltivare la sua passione con soddisfazione, tanto che una volta espostosi al pubblico raggiunge fin da subito importanti riscontri.

Tuttora viene considerato uno dei maggiori artisti in Sardegna come esperienza ma anche come seguito costante; un artista conosciuto e diffuso in diversi spazi pubblici di rilievo e naturalmente innumerevoli sono le case dei privati, arredate con almeno un opera di Renato Fancellu.

Può annoverare mostre personali e collettive in mezza Europa (Barcellona, Dublino, Parigi). I suoi lavori sono caratterizzati da una linea tutta personale che esprime con eleganza e raffinatezza, temi attuali, situazioni reali. Un esempio su tutti è il grande lavoro della serie Pulcini, esposta nel 2011 al Palazzo Ducale di Sassari dove pone al centro della composizione una lavagna con un pulcino “dal becco lungo”, dove, con il suo becco appunto, illustra ciò che è moralmente corretto fare, indicando la strada attraverso messaggi, scritti e disegni, un progetto didattico espresso con un linguaggio figurativo e per questo accessibile ai bambini.

Un’altro tema elaborato da Fancellu è quello urbano, la realtà della sua città: Sassari, che lui vive con entusiasmo ma anche con un po’ di malinconia per ciò che c’era e non c’è più. Nei suoi scorci del castello e della città medioevale, vi è l’amarezza di non poterlo più vedere, i monumenti di rilievo che sono stati abbattuti senza un chiaro motivo; anche in questi temi l’artista mantiene la sua linea ordinata e fumettata dando un aspetto fiabesco alla veduta, una descrizione volta al bello mai angosciante ne inquietante.

Altri temi sociali da lui trattati nel corso degli anni, vanno dal maltrattamento degli animali, alla pedofilia, agli allarmi ambientali quali l’inquinamento del Pianeta di cui è famoso il suo pezzo: storie di balene ed altri animali (che è anche il titolo di una sua mostra passata), realizzato con materiali di scarto nel 2010 ed è proprio la balena uno degli animali più citati da Renato, un simbolo dell’inarrestabile “progresso” dell’umanità, un animale sensibile all’inquinamento, tra i più a rischio di estinzione.

Tra i protagonisti delle fiabe visive di Renato un accenno particolare meritano le sue Ziqqurat, il cui nome è ispirato alle cosiddette “torri di Babele”, altari dedicati al culto del sole e della terra, punti di connessione tra la vita terrena e quelle soprannaturale. Renato interpreta questi altari antichi in maniera gioiosa con colori e persone che appaiono, nel suo stile a coronamento della composizione. Personaggi e paesaggi generati dal gusto fiabesco e romantico dell’artista.

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I Bulls sono altri personaggi che ricorrono nel tempo, come dice la parola, rappresentano uno o più tori stilizzati, schematizzati ma molto interessanti sia per le loro forme innovative che per il richiamo che queste figure portano nei confronti di simboli ancestrali di cui abbiamo memoria, soprattutto in Sardegna.

Ultimamente ha realizzato una nuova serie di acquerelli ispirati alle Città Invisibili, di Italo Calvino in cui illustra in maniera fantastica i personaggi del racconto, esposta nel 2018 in anteprima a Cagliari presso l’associazione culturale Stoa ed allo spazio Domo de Arte a Sassari. Temi diversi quindi, convergenti in un unica poetica da cui traspare l’amore per la propria terra oltreché la criticità della società di oggi, compensata però da un segno fresco, colorato, con figurine umane stilizzate, immersi in paesaggi piacevoli all’occhio.

Quando ritieni che un tuo lavoro sia finito?

Quando lo firmo

Nei tuoi dipinti è presente un lavoro progettuale o nascono direttamente tali?

Tutti i miei lavori hanno un progetto iniziale. Spesso uso l’acquerello che mi consente di buttare giù molte idee. Questo si ripercuote nelle opere finite. I quadri presenti nelle mie mostre infatti hanno un filo conduttore che li rende omogenei, non è solamente un raggruppamento estemporaneo.

Come descriveresti la tua opera ad un ipotetico interlocutore che non la conoscesse?

Non amo descrivere i miei lavori, quello che conta e che siano riconoscibili e trasmettano emozioni a chi li osserva.

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Hai fatto mostre in mezza Europa, in Francia ed in particolare a Parigi, dove ti sei soffermato con più assiduità. Cosa ti ha portato a questa scelta?

Ritengo che Parigi, sia una meta obbligata per ogni artista. Ricordo che avevo poco più di vent’anni quando ho esposto nella Ville Lumiere. Penso che sia necessario viaggiare spesso per osservare da vicino ciò che veramente è l’arte, cercando anche di capire quali idee abbiano “formato” il presente, e quali invece il passato.

Osservando il panorama artistico contemporaneo sardo come lo definiresti?

Posso sicuramente affermare che la Sardegna è una fucina di artisti di altissimo livello.

In base alla tua lunga esperienza cosa suggerisci ad un giovane che oggi vuole abbracciare l’arte?

Ritengo che oggi l’attenzione del pubblico verso la pittura sia sempre più scarsa. Questa carriera è una delle più difficili da intraprendere. Bisogna avere un pizzico di talento innato ma sopratutto tanta tenacia, costanza e curiosità. Sono un autodidatta, ritengo che gli studi artistici tendano ad uniformare e imbrigliare la creatività dell’individuo, fermo restando che la storia dell’arte va approfondita e studiata. Pittore e artista sono due cose diverse. La pittura realistica è morta e sepolta e va bene semmai come buon artigianato per decorare salotti. L’arte è qualcosa di più concettuale della semplice imitazione della realtà, che sia figurativa, astratta, informale o performante poco importa, ma deve essere supportata da una base teorica, che poggia sulla contemporaneità.

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