Bambole - Giovanna
Bambole – Giovanna

Esistono volti che raccontano una storia in ogni espressione, in ogni ruga. Osservandoli si cattura un attimo di esistenza nella purezza profonda di un sorriso senza difese, o nel broncio spigoloso di uno sguardo interrogativo. È passato molto tempo da quando le mura dell’allora ospedale psichiatrico “Rizzeddu” di Sassari custodivano le vite sconosciute di persone ormai avvolte da un oblio lontano. Eppure, ancora oggi, tutto ciò che attiene alle patologie della mente e dell’anima continua spesso ad essere osservato con un certo sospetto; quasi nell’illusione scaramantica che quello strano seme, che rende queste persone differenti agli occhi poco accorti degli altri, non sia mai in grado di germogliare dentro noi stessi. Creare una sorta di separazione ideale porta con sé una superstizione atavica. Lo stesso nome, “Rizzeddu”, nell’intercalare delle conversazioni, richiama a volte scenari che sono decisamente lontani da ciò che, varcando i cancelli, si apre allo sguardo del visitatore.

Mostro tentacolare a quattro teste - Vincenza
Mostro tentacolare a quattro teste – Vincenza

Dal febbraio del 2010 è la Cooperativa Sociale Elleuno – pioniera del modello assistenziale a beneficio dei non-autosufficienti – che ha preso in carico la gestione dell’ex ospedale psichiatrico, sviluppato ora in quattro Comunità Protette: “Gli Ulivi”, “Le Ginestre” e “I Mandorli” a Sassari e “Casa Manai” a Bonorva. Le strutture sono in grado di accogliere fino a 72 ospiti e danno inoltre la possibilità anche ad utenti esterni di usufruire di laboratori ricreativi. Oltre cento operatori qualificati tra infermieri, medici, psicologi, educatori, operatori socio-sanitari e ausiliari, si adoperano ogni giorno a sostegno del reinserimento nella società delle persone che vengono assistite nelle quattro Comunità Protette. In questo meccanismo che pone costantemente il paziente al centro, l’arte ha un ruolo importante. Il premio Nobel George Bernard Shaw affermò che come si usano gli specchi per guardarsi il viso, allo stesso modo si può usare l’arte per guardarsi l’anima.

Aereo - Monica
Aereo – Monica

Ma come si guarda un’anima sofferente? L’arte in questo processo può essere la chiave per entrare nel mondo, intricato e ruvido, delle persone che recuperano se stesse, con l’ausilio di chi sa fornire loro gli strumenti per aprire porte che altrimenti rimarrebbero chiuse. Il validissimo pittore algherese Ruben Mureddu, attraverso il suo talento di artista sensibile e la competenza maturata come arteterapeuta, accompagna dal 2011 gli ospiti della struttura sassarese nel loro cammino intenso.

Grifoni - Giulio
Grifoni – Giulio

Da pochi mesi si è infatti concluso il terzo progetto artistico realizzato all’interno delle mura di Rizzeddu: dopo “Muralmente” e “Material-mente” ha visto la luce anche “Ri-scatto”. «L’arte è curativa di per sé. Lo sto imparando anche io che pure dipingo da sempre – dice Ruben Mureddu – la cosa fondamentale è riuscire a dare la giusta continuità.» Attimi di vita e di pensiero cristallizzati in una scultura, una fotografia, un disegno o raccontati nelle immagini della finzione, regalano fin dal primo sguardo la consapevolezza profonda del lavoro incessante e capillare che viene portato avanti con pazienza e professionalità. «L’arte aiuta a livello intuitivo – continua Ruben Mureddu – mentre dal punto di vista cognitivo la terapia porta a livello cosciente ciò che queste persone hanno dentro di sé.» Avvalendosi quindi della collaborazione delle psicologhe Elenia Nucci e Silvana Canu, oltre che dei vari educatori della comunità, l’artista ha saputo guidare gli ospiti della struttura nella realizzazione di fotografie e cortometraggi attraverso cui mostrare la propria interiorità: «Sono persone prive di sovrastrutture, libere di esprimere ciò che sono, incontaminate nel loro approccio nei confronti dell’arte proprio perché slegate da ogni secondo fine.» La mostra “Ri-scatto” presenta numerose fotografie esposte in cinque installazioni e tre cortometraggi visibili in apposite postazioni: “El Sanador” realizzato da Renato, “Quintessenza” di Vincenza e “Rosso Retrò” di Maria. Le storie narrate sono state ideate dagli stessi ospiti delle Comunità che hanno messo così in scena le proprie ombre, i fantasmi, le emozioni e i pensieri dandogli una nuova veste: quella dell’arte.

Ostrica - Donatella
Ostrica – Donatella

Un occhio rivolto all’interiorità ma capace di volgersi verso l’esterno comunicando ciò che a parole non avrebbe avuto voce. Rizzeddu è una realtà viva di cui riappropriarsi nella solidarietà e nel riconoscimento del lavoro di tante persone che quotidianamente e senza sensazionalismi alleggeriscono il peso dell’esistenza di molti. Un mondo protetto ma non estraneo, da sfiorare con delicata mano perchè la bellezza si trova sempre in luoghi impensati. Basta sapere dove dirigere lo sguardo.

  di Francesca Arca (fotografie di Donato Manca)
© RIPRODUZIONE RISERVATA

 

2 commenti su ““RI-SCATTO” – EX OSPEDALE PSICHIATRICO DI RIZZEDDU

  1. Un pezzo scritto da Francesca, se non erro il primo. Questo pezzo mi sta molto a cuore, lo sento come fosse un mio pezzo, forse perchè nutro talmente tanta stima per Francesca che mi sento di sbilanciarmi così tanto.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *