Da dieci anni si occupa della riscoperta e valorizzazione della figura artistica di Edina Altara. Sua nonna materna era Iride Altara, sorella di Edina. Lui si chiama Federico Spano e dietro tutte le più recenti mostre sulla sua celebre prozia, c’è il suo instancabile lavoro di ricerca, raccolta, acquisto, documentazione. Nella vita, Federico Spano, sassarese di 43 anni, fa il giornalista alla Nuova Sardegna. Ma parte del suo tempo libero è dedicata alle ricerche su Edina, alla scoperta di “nuove” opere e alla cura della pagina Facebook e del blog. Di recente Federico Spano ha curato due mostre. Una a Cagliari, al THotel, nel settembre del 2015, assieme a Rossella Piras e a Marco Nateri, dedicata alle tre sorelle Altara. L’ultima, lo scorso giugno a Sassari, a Palazzo Ducale, dove si è mostrata la Sardegna del costume tradizionale attraverso i collage e le ceramiche di Edina Altara. Una mostra, quest’ultima, realizzata in collaborazione con il Comune di Sassari e l’associazione culturale On Art, che è stata visitata e apprezzata anche dal celebre critico d’arte Vittorio Sgarbi. Federico Spano, negli scorsi anni, ha scritto anche i testi di due rappresentazioni teatrali curate da Marco Nateri, straordinario costumista, regista e autore cagliaritano.
Come e quando nasce l’artista Edina Altara?
Edina Altara nacque artista. Da piccolissima iniziò a disegnare, prima ritraendo la madre negli abiti delle varie occasioni (passeggio, in visita dalle amiche, alle poste, alla stazione), poi il padre con vestiti intercambiabili su un figurino di cartoncino. Edina Altara raccontava di non avere mai giocato con bambole comprate. I giochi nascevano dalle sue mani con forbici, colla e carta: figure di donne, uomini e bambini, cavalli, pulcini e alberi. Un mondo di carta legato alla Sardegna e influenzato dalle illustrazioni di Giuseppe Biasi, che fu il suo mentore all’inizio della sua carriera artistica. Quegli straordinari giocattoli di carta la portarono alla ribalta nazionale negli Anni ’10, con articoli sulle più importanti riviste d’arte dell’epoca, e ispirarono i più celebri pupazzi di Eugenio Tavolara e Tonino Anfossi. Di quel mondo in tre dimensioni non è rimasta traccia, se non nelle fotografie in bianco e nero arrivate fino a noi.
Nei primi del Novecento, Sassari era una piccola città, dove le famiglie della media borghesia si conoscevano tutte. I lavori di Edina Altara non passarono inosservati al giovane artista che poco dopo diventò uno dei maestri della pittura locale e nazionale: Giuseppe Biasi. Ce ne parla?
Biasi era un amico di famiglia e notò subito il talento della giovanissima Edina. Nel 1915 la chiamò a esporre le sue opere nella sala sarda prevista per la Secessione Romana, quando lei era appena sedicenne, ma il debutto fu rinviato a causa dello scoppio della Prima Guerra Mondiale. Edina esordì nel 1916, a Sassari, alla mostra della Mobilitazione Civile: la sua opera fu accolta con grande meraviglia. L’anno successivo, Edina espose con lo stesso Giuseppe Biasi a Milano nel 1917, al Caffè Cova nella Mostra Sarda, e fu subito un successo. Fu quello il primo momento di grande fama per al giovane Edina. Il rapporto di amicizia con Biasi proseguì anche negli anni successivi: di recente è stata trovata una cartolina spedita nel maggio del 1929 da Cagliari, firmata Edina Altara e Giuseppe Biasi e indirizzata alla contessa Sottocasa di Vimercate.
Una delle svolte della sua carriera arrivò quando incontrò Gio Ponti, architetto, designer e saggista italiano, tra i maggiori del XX secolo. Cosa ci può dire?
L’incontro tra Edina Altara e Gio Ponti avvenne probabilmente in occasione di una delle Triennali di Milano alla quale parteciparono nel 1936. Ma la loro collaborazione e amicizia iniziò nella prima metà degli Anni 40 con l’avventura nella rivista di alta moda Bellezza. Gio Ponti nel primo periodo fece parte del comitato direttivo, mentre Edina era una illustratrice. Gio Ponti, affascinato dalla capacità di Edina nell’uso dei vari materiali e nella capacità di spaziare fra tantissime tecniche, la ingaggiò per realizzare pannelli decorativi per le case e per i transatlantici che arredava e ristrutturava. Edina scelse la tecnica del cristallo retrodipinto, specchiato e acidato. Gio Ponti, dopo avere dato temi precisi per le pitture di Edina, capì che l’unico modo per tirare fuori la sua vera arte fosse quello di lasciarla libera di creare. E così nacquero alcune tra le opere più importanti di quel periodo, come le porte dipinte per la Casa Lucano. La collaborazione tra i due si concluse nella metà degli Anni 50, quando Gio Ponti scelse il bianco quale colore dominante degli ambienti, nei suoi nuovi progetti. Gli artisti e l’arte decorativa, in quel mondo, non avevano più spazio. Per Edina fu un duro colpo, perché segnò di fatto la fine di un’epoca e l’inizio di un lungo periodo di difficoltà economica. Edina e Gio Ponti, peril resto delle loro vite, si scrissero lettere di amicizia e di affetto.
Illustratrice, pittrice, creatrice di arredi, un’artista poliedrica che ha fatto della libertà mentale il suo motto, nonostante fosse nata a fine Ottocento. Possiamo definirla moderna?
La modernità di Edina forse sta nella sua determinazione e nell’anticonformismo. A circa vent’anni lasciò la Sardegna per andare a vivere con il padre a Casale Monferrato e pochi anni dopo, nel 1922, si sposò, con tanto di “fuitina”, con l’illustratore Vittorio Accornero, contro la volontà dei genitori, visto che era promessa sposa di un conte del sud della Sardegna. Del loro matrimonio parlarono riviste nazionali come Lidel e La Donna. Nel 1929, la coppia andò a vivere per un periodo a New York. Nel 1934 Edina si separò dal marito e dedicò tutta la sua vita all’arte, dall’illustrazione di libri per ragazzi, ai disegni di moda, passando per la pubblicità, la ceramica, i calendari, la pittura e la decorazione di mobili e case.
Ci racconta qualche aneddoto e qualche curiosità su Edina Altara?
Edina aveva una grande passione per i gatti e per i cani di piccola taglia. Cani e gatti appaiono spesso nelle sue illustrazioni. In alcune delle poche fotografie arrivate fino a noi, Edina appare in compagnia di uno dei suoi piccoli amici. Una curiosità di Edina è che era perennemente in ritardo nella consegna dei lavori e faceva dannare Gio Ponti. Quando era in ritardo, spariva e non rispondeva al telefono. Facendosi viva solo quando era pronta. Dietro questo comportamento si nascondeva una delle caratteristiche più importanti dell’Edina artista: la sua ricerca della bellezza. Qualsiasi lavoro doveva essere il frutto della sua ispirazione, non potevano esserci compromessi. Di fronte a scadenze troppo rigide, Edina passava notti intere sveglia, bevendo litri di caffè, cercando di creare opere che fossero sempre all’altezza delle sue aspettative. Edina era estremamente esigente, prima di tutto con se stessa. L’attesa, a volte snervante, di Gio Ponti, veniva sempre ripagata con lavori straordinari.
La piccola realtà di Sassari può avere limitato Edina?
Edina, come dicevo, partì giovanissima per il Piemonte, dove avevano sede numerose case editrici di libri per ragazzi e di riviste femminili. L’artista sapeva che lasciare Sassari era l’unico modo per crescere in quel mondo. Il suo coraggio fu ripagato, perché le sue illustrazioni furono pubblicate in tante riviste nazionali di moda e per bambini, oltre che in tanti libri per ragazzi. Il rapporto con la città e con la Sardegna fu tenuto vivo grazie ai rapporti familiari (la sorella Iride rimase a vivere a Sassari, mentre Lavinia si sposò a Cagliari). Sassari, nonostante fosse una città di provincia, all’epoca era forse più aperta di oggi e non ostacolò in alcun modo la crescita di questa artista. Fu proprio un altro artista sassarese, infatti, a scoprirla e ad aprirle le prime porte importanti.
Chi era in realtà Edina Altara?
Edina Altara fu una donna artista che ebbe la capacità e la testardaggine, oltre che il talento, di emergere in un mondo di uomini. L’arte, infatti, in quell’epoca e ancora fino alla metà del Novecento, in Italia era “riservata” ai soli uomini. Per le donne, essere riconosciute come artiste era quasi impossibile. Edina ci riuscì e passò tutta la sua esistenza in quel mondo. Alternando momenti ricchi e felici, a lunghi periodi di solitudine e difficoltà economica. Mai, però, scese a compromessi, non smise mai di disegnare, creare, inventare oggetti, pur di andare avanti con le sue forze e con l’unica cosa che sapesse fare davvero: creare bellezza.
di Benito Olmeo
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